Si chiamano in tanti modi, le pesche piatte saturnine: pesche tabacchiere, platicarba. E a caratterizzarle è proprio la loro forma: piatta, quasi schiacciata. Oltre al loro sapore, che è dolce, profumato.
Sono nettamente superiori – a livello di qualità – rispetto alle tradizionali pesche, le pesche saturnine: più alto è il loro livello zuccherino, grande la loro versatilità in cucina. Originarie della Cina, – ma coltivate anche in Italia (dove la varietà più diffusa è la Ufo 4)- le pesche piatte saturnine danno vita a spettacolari gelati e granite ma sono perfette anche per arricchire piatti a base di pesce e di carne.
Originarie della Cina e introdotte negli Stati Uniti nel 1869, le pesche piatte saturnine sono molto coltivate anche in Italia: in Basilicata, in Sicilia (soprattutto alle pendici dell’Etna), nelle Marche, sulla vallata del fiume Chienti, in Romagna. In Europa, invece, il Paese con le maggiori coltivazioni è la Spagna.
Coltivare le pesche piatte saturnine anche è casa è possibile; la loro coltivazione è semplice, la loro resistenza elevata. I requisiti? Terreno ben drenato, acqua in abbondanza, notevole escursione termica. I frutti maturano in tarda estate.
È possibile coltivare il pesco partendo dal seme – dopo averlo esposto a temperature tra i 2° e i 5°, a seconda della varietà, in un ambiente umido e aerato – oppure partendo da piante di un anno, già innestate. Le piante devono essere poste in pieno sole, e la messa a dimora andrebbe effettuata all’inizio dell’inverno. Molto importante è la potatura, tanto più frequente quanto più la pianta cresce.